Cittadinanza Italiana: Il Referendum che Divide il Paese

Mentre l’Italia si prepara al referendum dell’8-9 giugno per modificare le regole sulla naturalizzazione, il dibattito si fa acceso. Il quesito principale riguarda la possibilità di ridurre da dieci a cinque anni il tempo necessario per richiedere la cittadinanza per residenza.
Il fronte del no è guidato dal governo, in particolare dai ministri dei partiti di destra radicale, che invitano a non votare. Secondo loro, facilitare l'accesso alla cittadinanza potrebbe comportare rischi legati alla sicurezza e all'identità nazionale.
Il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato che accorciare i tempi significherebbe estendere "indiscriminatamente" la cittadinanza. A suo dire, l’Italia è già il Paese europeo che ne concede di più ogni anno.
Tuttavia, i dati di Eurostat raccontano una storia diversa. Nel 2023, la Spagna ha concesso più cittadinanze per residenza rispetto all’Italia: 240.000 contro 214.000. Inoltre, nel 2022, l’Italia ha sì guidato l’Europa, ma nel 2021 era solo quarta.
La cittadinanza italiana può essere richiesta attraverso tre vie: discendenza, matrimonio e residenza. Storicamente, la maggioranza delle richieste proviene da discendenti di italiani emigrati all’estero, e non da residenti attuali.
Anche se il referendum passasse, i criteri per l'idoneità rimarrebbero invariati, il che significa che il numero di richieste potrebbe non aumentare drasticamente. Tuttavia, circa 1,4 milioni di persone diventerebbero immediatamente idonee a fare domanda.
Va anche considerato che, nei prossimi anni, si prevede un calo significativo delle domande complessive. Le nuove restrizioni sulla cittadinanza per discendenza, introdotte nel marzo 2023, hanno limitato fortemente questa via d’accesso.
In conclusione, il referendum potrebbe cambiare solo parzialmente il panorama, ma le conseguenze politiche e simboliche sono già evidenti. La cittadinanza italiana resta al centro di un acceso confronto nazionale.
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